Proximity

Proximity

Poiché era in scadenza su Amazon Prime Video, ed ero da tempo curioso di vederlo, ho deciso ieri sera di guardare Proximity, di cui fino a quel momento conoscevo solo il nome. Il film è del 2020, girato da Eric Demeusy, anche se molti aspetti la fanno sembrare più “vintage”, nonostante sia ambientato ai tempi nostri le tecnologie viste nel film sono banalmente arretrate, senza un apparente motivo, e non solo le cose che sembrano stonare aumentano di minuto in minuto.
 
Non aiuta di certo la descrizione approssimativa che ne fa Amazon Prime Video, le informazioni comunicano che si tratta di un film di fantascienza con scienziati e rapimenti alieni convalidate da prove video, si fa intendere si tratti di un intero filmato. Cosa ben differente da quella che poi accade nel film. Forse un tentativo da parte dei produttori di fare apparire più complesso e articolato un film che poi si rivela piuttosto banale e piatto. Alla fine è più una sorta di teen drama con un’infarinatura finale religiosa, o meglio decisamente cattolica.

L’inizio ambientato nel passato, nel ’79, sembra promettere bene, anche se ad un occhio attento si notano già alcuni errori (come un’auto che sembra vuota prima di un incidente) e si nota la bassa qualità degli effetti speciali, cosa su cui però, se il film fosse ben realizzato si potrebbe sorvolare. Assistiamo al rapimento alieno di un boscaiolo, ma la cosa finisce lì, poi si arriva ai giorni nostri, 40 anni dopo i fatti.

Proximity Cover

Il tutto si sposta su un giovane, Isaac, che lavora al Jet Propulsion Laboratory della NASA, anche se non si capisce bene cosa faccia lì, e in ogni caso non sembra si dedichi a ciò che effettivamente ci si dedica in quel comparto della NASA. Non vediamo molto del suo lavoro, possiamo solo vederlo giocare con un collega coi dei satelliti, perché pare che i due possano accedere tranquillamente e senza nessuno scopo apparente ad ogni satellite in orbita, cosa che ovviamente fanno solo per giocare tra di loro. Ovviamente giocando giocando finisce con lo scoprire un segnale anomalo ricevuto da un satellite e si limita semplicemente a rimandarlo indietro, senza neanche indagare, analizzare, o segnalare l’anomalia a chi di dovere.

Di Isaac conosciamo molto poco, ci viene accennato che ha qualche problema dovuto alla morte del padre e per questo è in terapia. Il suo dottore gli consiglia di tenere un videodiario, saremmo più in un’epoca forse da videoblog, ma a quanto pare nella finzione del film internet esiste, ma non sembra esserci traccia degli smartphones, neanche le fotocamere che andavano per il meglio agli inizi degli anni 2000 o poco prima. I cellulari che possiamo vedere nel film sembrano obsoleti anche per quegli anni, così come la telecamera grossa, ingombrante e a nastro che usa Isaac per il suo videodiario. Anche i televisori e i monitor appaiono arretrati, sono tutti CRT, non vediamo neanche un LCD o uno schermo piatto, mentre qualche portatile più recente invece è presente, sembra quasi il paradiso del retrogaming.

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Il fatto che il protagonista pensi che sia ridicolo filmarsi, in un epoca in cui chiunque è pratico di selfie e dei popolari video brevi su tik tok, lo rende ancora più vintage. In ogni caso suo malgrado accetta e decide di cominciare a filmarsi. Decide di fare una scampagnata in montagna per registrare il suo videodiario, e mentre è lì intento a riprendersi con un’enorme treppiedi per reggere la pesantissima telecamera, precipita un meteorite. Il punto di impatto è abbastanza vicino a dove si trova, ma è subito chiaro che non si tratta di un meteorite, ma bensì di una nave spaziale, precipitata, o forse no, non è ben chiaro. Arrivano decine di forze speciali ad investigare, ma nessuno nota un ragazzino nascosto dietro a delle sterpaglie o l’alieno che lo incontrerà di lì a poco.

Ovviamente Isaac riprende tutto con la sua telecamera e fugge, inciampa e si risveglia sulle montagne alcuni giorni dopo senza ricordare nulla, in un luogo differente da dove era in precedenza. Ovviamente dopo essersi risvegliato in montagna con un amnesia, e ignaro del tempo trascorso (ah l’assenza di smartphones e di orologi nel 2020…) la prima cosa che gli preme fare è riguardare i filmati registrati per scoprire con molta nonchalance di aver ripreso un alieno. Ora ci si aspetterebbe anche dalla descrizione del film che il filmato in suo possesso sia qualcosa di straordinario, fantastiche riprese dell’interno della nave, di altre entità, di risposte per colmare il vuoto di due giorni. E invece no, solo uno sfuocato primo piano di un braccio che poi si sposta mettendosi un po’ più a fuoco sulla figura intera di un alieno.

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Non stupisce poi che dopo aver scopeto dal TG che la ripresa del meteorite (ovvero l’astronave) è diventata virale, e decida di caricare il suo video online molti siano scettici e lo accusino accusano di aver caricato un video fake. Le critiche sono di tutti i tipi, dall’affermare che si poteva fare di meglio con programmi di animazione di base, a presunti testimoni che dicono di averlo aiutato a realizzarlo e molto altro ancora. A credere alla sua storia sono in pochi, e anche chi sembrerebbe crederci e appoggiarlo, alla fine è solo interessato a specularci. Tutti i canali, tutte le reti di informazione e i giornali non fanno altro che parlare di quel video, come se non fossero cose all’ordine del giorno su Youtube nel 2020. Deluso e sfiduciato Isaac cerca di avere credibilità spedendo la copia del filmato a qualsiasi ente che si occupi di queste cose, copiando decine di cassette e spedendole, minicassette nel 2020, mi chiedo ancora chi all’epoca avesse ancora un qualsiasi tipo di lettore di videocassette, per di più in un formato mini solo per videocamere… Esaurito tutto l’esauribile sul tema adolescente non creduto da nessuno, la storia cambia completamente di registro.

Isaac tramite un forum conosce Sara che sembra essere un’altra rapita. Quando si incontrano sembrano due amici di vecchia data che si vedono per un caffè e non proprio due appena conosciuti online che si vedono per la prima volta. Inoltre si vedono proprio per parlare del video e di quello che è accaduto, ma Sara sembra quasi cadere dalle nuvole come se non sapesse poi nulla o quasi in proposito. Nonostante tutto esce fuori la storia di un altro rapito nel ’79, di cui salvo un’articolo cartaceo pare non esserci alcuna traccia online. Quindi è impossibile per loro al momento trovare qualcuno che possa fare luce sugli avvenimenti che hanno recentemente subito e che tanto li tormentano. Anche se io ricordo che da ben prima del 2020 internet è pieno di informazioni, siti blog, libri, ebook, film, documentari, interviste, personaggi dubbi, teorie e soprattutto ovviamente fake news in proposito, ma loro non riescono a trovare nulla che gli chiarisca la cosa.

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Isaac accetta di rilasciare un’intervista ad un giornalista e blogger disposto ad aiutarlo a dimostrare la sua buona fede, prima di cominciare l’intervista gli viene proposto di fare un test con la macchina della verità. Macchina connessa ad un pc spento, calibrata male (per testare le reazioni sotto stress si fanno solitamente domande assurde e si simula qualche bugia, invece nel film viene calibrata con tutte risposte affermative e ovvie) e per poi fare praticamente solo un paio di domande inerenti il caso, cosa che dimostrerà inconfutabilmente che il ragazzo ha detto il vero. Tanto basta al finto giornalista che farà intervenire una specie di goffi Man in Black con pistole laser (niente smartphones, ma le pistole laser sì).

I Man in Black fanno parte della stessa agenzia segreta chiamata ISPR e a quanto pare gestita dall’ONU, che indagava sull’astronave aliena. Questa rapisce il ragazzo e lo porta in una base segrete di massima sicurezza, dove viene inoltre portata anche Sara. Lo scopo è fare dei test non meglio specificati, con scopi ignoti. Almeno si intuisce che l’unico obbiettivo dell’agente incaricato al caso sia quello di trovare Carl, il rapito del 1979 che era stato tenuto anch’esso tenuto in custodia dall’ISPR prima che riuscisse a fuggire sparendo nel nulla. Isaac e Sara non saranno da meno, a quanto pare è facilissimo fuggire da una supersegreta base governativa. In effetti se la sorveglianza è quasi inesistente e i cyborg addetti, praticamente a tutto, saranno si e no in quattro. Come se non bastasse sparano come Stormtrooper (tutti vestiti di bianco, anche se ricordano più The Stig) e il ragazzo manifesta qualche sorta di potere Jedi.

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Fuggiti, i due si ritrovano in Costa Rica consapevoli di dover trovare Carl per avere qualche risposta. Decidono innanzitutto di cercare qualcuno che possa fornirgli una connessione internet (nel 2020 anche in Costa Rica basterebbe chiedere lo smartphone ad un qualsiasi passante) e l’unico che ne è fornito è un certo Zed. Questo si rivelerà dispostissimo ad aiutarli e soprattutto si scoprirà essere un hacker esperto. Isaac senza particolari difficoltà gli permette di usare i satelliti che usava nel suo laboratorio, e Zed si rivelerà espertissimo nel fare videochiamate a persone di cui conosce solo le coordinate geografiche e forse, forse, un’indirizzo IP, forzando anche la risposta. Carl infine decifrerà per Isaac quel segnale anomalo che inizialmente lui aveva bellamente ignorato. Si scoprirà che il contenuto del messaggio è semplicemente “arriviamo il giorno tot alle coordinate tot”, una mossa astutissima da parte di un’avanzatissima razza aliena insomma, mandare un messaggio a bassissima frequenza e non intercettabile (per non si sa quale motivo) da nessuno, e soprattutto in una lingua ignota sebbene studino la terra da secoli, per dare un appuntamento agli esseri umani. Fortuna che Carl abita proprio lì. L’unica cosa che rimane da fare ai due ragazzi è di trovare un modo per arrivare in Canada entro cinque giorni.

Zed non solo li accompagna, ma conosce anche chi può fornirgli un passaggio in aereo fino in Canada, così da arrivare lì in poche ore. Per arrivare dove abita Carl non gli resta che prendere un treno (a carbone, nel 2020, il Canada sembra più povero del Costa Rica in questo film). Ma ormai l’agenzia è sulle loro tracce, si sono ricordati che possono intercettare i segnalatori alieni impiantati nei rapiti. Ora, se i due ragazzi avevano un segnalatore nel braccio perché aspettare anni per prendere in custodia Sara? Perché aspettare che venga allo scoperto Isaac, ingannarlo per fare sì che lui vada da loro e sottoporlo alla macchina della verità per essere sicuri che davvero fosse stato rapito, quando in qualsiasi momento, da quando gli sono stati impiantati i segnalatori, potevano sapere dove si trovavano in qualsiasi momento? In ogni caso li inseguono sul treno, con due cyborg in moto (che non risentono delle traversine in legno ne del passare sopra i binari, grazie alla fantastica e impeccabile tecnica di sovrapposizione grafica. Inoltre anche queste moto sono del tutto vintage, ricordano le moto futuristiche presenti nei film sci-fi degli anni 60 e 70, ma in un film del 2020 sembrano solo moto d’epoca bruttarelle e pittate di bianco). Comunque non ci vorrà molto per i nostri a riuscire a sbarazzarsi di questi ultimi due cyborg, e far sparire di nuovo le loro tracce.

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Arrivati finalmente da Carl il segnalatore verrà disattivato, ma l’agenzia almeno conosce la loro ultima posizione e penserà bene di andare a cercarli lì. Nel frattempo i nostri quattro eroi si preparano per il grande incontro. Finalmente gli unici tre esseri umani rapiti in 30 anni, da una potentissima e avanzatissima razza aliena che ci sta studiando da secoli probabilmente, potranno avere delle risposte. I ragazzi sono rincuorati dal racconto del rapimento di Carl, dovrebbe avergli fornito alcune risposte, invece non è che sia poi tanto diverso dai loro racconti: “ho visto la nave, una luce e poi non ricordo niente, ma questo mi ha cambiato la vita”. La sua vita è così stravolta che da boscaiolo diventa un’esperto di tecnologia, per lo più un’oscilloscopio attaccato ad alcune cuffie, nastri, e poco altro, insomma strumentazioni più vintage di quelle usate da Scientology per verificare se si è adatti alla loro fede. Ma con questa strumentazione, a dir poco banale e da mercatino dell’usato, Carl è riuscito a decifrare la lingua aliena, quindi potranno parlare con essi quando arriveranno.

Quando arriverà il fatidico giorno, potranno finalmente chiedere agli alieni perché sono stati rapiti e che cosa vogliono da loro, ma in realtà una vera risposta non viene fornita in find ei conti, sarebbe stato meglio fargli dire “perché così era scritto sul copione”. Si scopre solo che stanno studiando gli umani da un po’ perché nonostante il loro livello tecnologico avanzatissimo (non nelle telecomunicazioni a quanto pare) non hanno mai trovato nulla di simile all’essere umano, una razza che possiede un’aurea particolare (vedesse quella dei Sayan…) e quindi vogliono saperne di più, ma senza spiegare poi perché in 30 anni solo tre umani siano stati rapiti e cosa gli abbiano fatto in quei due o tre giorni di blackout, sì il processo con cui gli aprono a metà il braccio (stavolta per rimuovere il chip) è lento ma non così lento da giustificare i giorni di amnesia dei malcapitati. Ed ecco che comunque non sapendo più come continuare la trama ci si gioca la carta del cattolicesimo, gli alieni (che osservano l’umanità da secoli a quanto pare) hanno una domanda, che potevano fare anche 30 anni prima a Carl volendo, o cercare su internet, o indagare in mille altri modi, vogliono solo sapere chi è una persona molto particolare. Per avere una risposta dai tre gli mostrano una visione di Gesù Cristo in croce e poi che ascende al cielo… insomma tutto questo per sapere come si chiama… tutta lì la domanda.

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Nel frattempo l’agenzia ha organizzato un assalto in forze, l’agente specifica in una comunicazione radio che ha bisogno di tutti i mezzi e gli uomini disponibili, e si presenta con tre auto (3 auto!?) forse in tutto dodici uomini, per fermare Carl, da cui a quanto pare vuole solo sapere dove è suo padre. Storia mai citata prima in tutto il film, il motivo che spinge l’agente a cercare Carl e a fare tutto quello che fa, e non viene mai spiegato. Non si capisce neanche granché perché non viene per niente spiegata la cosa, il padre dell’agente è sparito ed è convinto che Carl ne sappia qualcosa, ma non sappiamo se Carl lo conoscesse o altro. Questo però è sufficiente a fomentare l’odio dell’agente nei confronti di Carl, e a farlo uccidere dall’agenzia, anche Sara sarà vittima di questi, ma i poteri Jedi di Isaac, spronato dai tre alieni, risolveranno l’intera situazione, porterà in salvo gli amici che verranno rianimati dagli alieni. Questi ormai conclusa la loro missione se ne ripartono sulla loro nave. Segue poi un piccolo aggiornamento a distanza di sei mesi, un lieto fine dei 4 protagonisti della storia, come in ogni teen drama che si rispetti ormai vivono in pace e armonia, Sara e Isaac insieme, innamorati e a vendere bibite su una spiaggia tropicale (forse in Costa Rica che li aveva tanto colpiti). Per i due esperti di tecnologia Zed e Carl comincerà una nuova vita, fonderanno una società per lavorare a progetti non meglio specificati, come la maggior parte delle cose che accadono nel film, insomma.

Proximity

Proximity è senz’altro un film di cui potevo fare a meno, e che avrei evitato proprio di guardare se forse avessi visto un trailer in TV o da qualche altra parte. Forse lo avrei visto comunque perché adoro un po’ il trash fantascientifico, ma quello vecchio stampo, quello veramente vintage, girato tra gli anni 40 e i 50, con vere limitazioni tecniche e problemi di budget, e che comunque riuscivano a rendere plausibili nella finzione del film le loro idee, si sforzavano di dare un senso alla trama, delle motivazioni, e anche una psicologia dei personaggi, cose che non ritrovo per nulla in questo film, anzi sembra ci sia più una ricerca della banalizzazione e del non detto, per evitare di dare qualsiasi spiegazione di qualsiasi cosa, buttando lì di tanto in tanto qualcosina solo dove è proprio necessario per giustificare quello che sta accadendo almeno un minimo minimo.

È un film godibile se siete giovani, se non avete molte pretese, o se non conoscete nulla di fantascienza o del folklore che negli anni si è creato sui presunti rapimenti alieni. Non risulta neanche adatto a chi cerca un film, di qualsiasi genere, a sfondo religioso, per quello vi consiglio ad esempio Signs. Se però volete passare una serata senza troppe pretese, e perdere un po’ di tempo o vedere distrattamente qualcosa in TV mentre fate altro, Proximity rimane godibile e scorrevole, almeno quello, scorrevole, semplice e lineare. Non aspettatevi però per nulla un capolavoro, un film decente o che quantomeno vi lasci un qualcosa, di un qualsiasi tipo.

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