Fantasy & Science Fiction Anno I Numero 5

Fantasy & Science Fiction Anno I Numero 5

La serie di Fantasy & Science Fiction Italiana continua e io continuo ancora a leggerne ed acquistarne ogni numero, sebbene non siano del tutto regolari nella pubblicazione. Teoricamente la rivista dovrebbe essere mensile, ma non rispetta ancora una scadenza fissa, non ha un giorno prestabilito di uscita e a lungo andare qualche mese viene saltato, in un anno quindi non credo che per ora vedremo mai 12 numeri, ma confido che l’Elara sia in grado di regolarizzare le uscite visto il successo che sta riscontrando con le vendite.
 
Dal mio punto di vista questo per ora è un vantaggio, dati i miei tanti impegni e i ritardi che ho accumulato nella lettura, agli altri libri e riviste che voglio leggere e al poco tempo che attualmente riesco a dedicare al blog, questo a volte mi porta a finire un numero e a parlarne anche quasi un mese dopo, sopratutto perché mi piace dedicare molto tempo alla scrittura di un articolo, e non sempre riesco a trovare il tempo giusto per farlo non appena finito un numero. È purtroppo anche vero che scrivere un articolo a così tanta distanza di tempo sicuramente ne compromette la qualità e c’è il rischio di scordare i punti di cui avrei voluto discutere.
 
Questa volta vorrei parlare dell’ultimo numero che sono riuscito a leggere quello di Novembre, il quinto, che ho finito di leggere a fine Luglio, anche se purtroppo ormai siamo a fine Agosto. Dal punto di vista tecnico ormai credo che la rivista abbia superato ogni ostacolo, certo capita di vedere qualche piccolo errore, ma ormai sono rari, l’impaginazione è sempre migliore la qualità della stampa delle illustrazioni ormai sembra essere perfetta, quindi tutte le piccole imperfezioni che in altri numeri erano presenti sembrano ormai svanite o comunque in via di sparizione.

Fantasy & Science Fiction Anno I Numero 5

Una cosa che risulta fastidiosa però rimane, l’editoriale è spezzato, comincia nelle prime pagine e si interrompere per continuare a pagina 123, cosa che non lo rende del tutto agevole nella lettura, forse il tutto e dovuto all’esigenza di incastrare tutti i racconti e le illustrazioni nel modo più perfetto possibile per rientrare sempre nelle 160 pagine stabilite, ma non mi spiego perché il titolo “Editoriale” sia nella seconda pagina e non in quella in cui effettivamente comincia l’Editoriale… Pero forse sono troppo pignolo nel trovare questi diffettucci.

Tornando alle cose realmente importanti, Armando Corridore come sempre ci fornisce molte utili informazioni nel suo Editoriale, dandoci un po’ di storia degli autori e dell’Edizione originale di Fantasy & Science Fiction, nonché dei rapporti tra questi e la rivista. Tutto ciò ci accompagna alla scoperta di nuovi autori e delle storie inedite e non che troveremo di seguito fornendoci spunti e chiavi di lettura facendoci un po’ riflettere sulle tematiche che verranno affrontate. Anche in questo numero possiamo intravedere delle tematiche comuni affrontate in modi diversi e viste da prospettive differenti e potremmo dire che quello che accomuna ogni storia questa volta è il rapporto che si ha con il proprio “Io”, con la propria identità, i dubbi e le incertezze e il viaggio che porta a formarsi come persona ed individuo nel rapporto con la realtà grazie alle proprie scelte o all’accettazione passiva di ciò che ci accade intorno.

Il primo racconto di questo volume è un inedito in Italia, presenta per la prima volta Yoon Ha Lee al pubblico Italiano con una singolare e piacevole storia fantasy. L’autrice ha pubblicato per la prima volta su Fantasy & Science Fiction nel 1999 e da allora ha cominciato una collaborazione costante. Americana ma di origini Coreane è molto legata alle sue tradizione e i suoi racconti ne sono molto influenzati. Le Ossa dei Giganti è un fantasy ambientato in un mondo originale di cui la Lee non da molti elementi portandoci direttamente nel vivo della storia, ma questo non vuol dire che il background non sia ben strutturato, le notizie necessarie alla conoscenza del mondo in cui la storia si svolge sono forniti mano mano lungo il racconto permettendo cosi di scoprire i veri intenti di Sakera solo lentamente e comprenderne a pieno le motivazioni e il personaggio stesso solo alla fine dell’intera storia. Tamim il vero protagonista della storia è inizialmente completamente disinteressato alla sua vita, è solo in un posto desolato e ricco di morte, vorrebbe farla finita non riuscendo a dare un senso alla sua vita e non trovando un posto a lui adatta in questo mondo. Prima che possa agire incontra però Sakera che gli propone di accompagnarla nel suo viaggio insegnandogli le basi della magia e permettendogli di cavalcare le ossa dei giganti, istruendolo in modo che potrà poi aiutarla a sconfiggere il suo vecchio nemico. Il viaggio è anche quello della crescita di Tamim che scoprirà le possibilità che offre la vita proprio da chi non ce lo si aspetterebbe.

Segue poi un racconto di Alfred Bester intitolato 5.721.009. Il numero indicherebbe statisticamente la quantità di scelte che una persona deve affrontare nella propria vita, e sebbene sia facile credere che alcune siano più importanti di altre nel racconto si afferma il contrario. Le conseguenze che possono derivare da una scelta sono innumerevoli, anche se apparentemente si tratta di una scelta banale. È quello che Solon Aquila cerca di far capire a Jeffry Halsyon attraverso realtà parallele e viaggi nel passato per far comprendere come tutto potrebbe cambiare in base a sviluppi diversi dovuti a scelte diverse.

Come sempre non manca un racconto ironico di Paul Di Filippo con il suo Plumage Form Pegasus che come sempre è incentrato sul mondo degli scrittori di Fantascienza. Questa volta ipotizza una società perfetta, in cui tutto funziona a dovere, non ci sono più problemi e tutto o quasi è stato praticamente scoperto, ogni cosa si conosce, cosa rimane quindi da scrivere per gli scrittori di Fantascienza? Apparentemente niente. Vedremo il dramma esistenziale di uno scrittore che qualunque cosa possa immaginare è già ampiamente esistente, è già avvenuta o sta per avvenire.

Arriva sull’edizione Italiana anche l’ultimo racconto breve di Steven Utley uscito per la prima volta postumo sul numero di Marzo della rivista Americana a pochi mesi dalla morte per cancro dell’autore. Utley è un autore internazionale ma poco noto arrivato anche qualche volta in Italia. In Il Ragazzo che Beveva dal Calice delle Belle Donne ci racconta come suo malgrado il protagonista si renda conto di essere divenuto immortale, ripercorre le varie fasi della sua vita cercando di capire quando possa aver fatto un patto con il diavolo oppure aver ricevuto un maleficio, una maledizione o un qualsiasi altro motivo per cui ormai sia divenuto immortale. A differenza di racconti che spesso si focalizzano sugli aspetti positivi di tale condizione o sulle possibilità che essa offre in senso malvagio o per fare del bene, ne Il Ragazzo che Beveva dal Calice delle Belle Donne invece troviamo un uomo che non riesce più ad avere legami affettivi stabili perché inesorabilmente le sue conoscenze invecchieranno e moriranno, che ricorda una quantità enorme di avvenimenti storici vissuti in prima persona, gli orrori della guerra e i suoi compagni morti in essa, un copro giovane e una maturità e una saggezza da persona anziana, ed è forse per quello che decide di passare il suo tempo ad aiutare gli anziani in un centro di riposo.

Nina Kiriki Hoffman ci offre uno sguardo intimo dei fenomeni paranormali, in Il Mondo Dentro la piccola Aria vive in una situazione familiare fortemente disagiata ed in più è affetta da poltergeist. Questo non è null’altro che la proiezione della sua inadeguatezza, il sentirsi diversa dagli altri della sua età ed caricata di aspettative dalla madre. Tutte condizioni abbastanza normali per la nascita di un poltergeist, ma la Hoffman si concentra molto di più sull’analizzare il conflitto interiore che vive la piccola Aria e sulle scelte che dovrà fare per il suo futuro.

Robert Reed invece con Insalata per Due ci mostra come spesso i nostri ricordi possono alterarsi con il passare del tempo, se poi si vive in una società in cui il tempo non manca di certo e dove la vita è cosi lunga da renderci quasi immortali e dove tutto è organizzato a perfezione dove le macchine non solo lavorano per l’essere umano ma ne decidono tutto mentre gli uomini oziano e si godono la vita. In una tale società c’è da chiedersi se si è davvero liberi e se i propri pensieri e ricordi sono davvero personali. Gillian dopo anni di agiatezze decide di cercare un personaggio del suo passato, un famoso anziano e ricco signore con cui ricorda di essere stata per un breve periodo in amicizia a da cui ha ricevuto un ottimo aiuto, cercarlo sarà facile, ma trovarlo potrebbe rivelare verità e dubbi sulla propria esistenza.

Un simpatico e ironico intermezzo è di appena due pagine è il lavoro a quattro mani di Barry Malzberg e Bill Pronzini intitolato Un Clone Finalmente. In un futuro non troppo lontano in cui se si è agiati si può disporre di cloni a piacere Lapham decide, dopo innumerevoli rifiuti da parte di donne, di crearsi un clone femminile convinto di poter riuscire ad andare d’accordo solo con se stesso data la sua natura egoistica, egocentrica e solitaria.

Il numero si conclude con un capolavoro di Daniel Keyes, Fiori per Algernon pubblicato per la prima volta nell’Aprile del 1959 su Fantasy & Science Fiction è considerato uno tra i migliori racconti brevi. Anche qui vediamo l’inadeguatezza del protagonista Charlie Gordon che ha notevoli problemi di intelligenza, ma una grande voglia di imparare e migliorarsi, perché comprende come una persona stupida possa essere emarginata e sfruttata in quanto diversa. Grazie al suo impegno e alla volontà di migliorarsi viene notato in una scuola serale e scelto come cavia per un importante esperimento pensato per triplicare l’intelligenza delle persone, se la cosa dovesse funzionare su una persona stupida avrebbe sicuramente un risultato notevole su chi è nella media o superiore alla media. Lentamente l’esperimento lo migliora e il diario dei progressi di Charlie ne è una prova lampante, il suo stile di scrittura grezzo e sgrammaticato (che purtroppo ricorda troppo quello che oggigiorno si vede ogni giorno su Facebook) diventa sempre più forbito e impeccabile. Divenire sempre più intelligente aprirà gli occhi a Charlie che comprenderà la sua precedente situazione, ma anche sempre più la sua attuale situazione, l’eccessiva intelligenza infatti lo rende ancora più emarginato, i suoi progressi spaventano le persone comuni, disorientano gli scienziati o creano in loro invidia. Charlie è nuovamente una persona diversa dagli altri non accettata, sola e desiderosa di sentirsi normale e integrato nella società, il racconto ci fa vivere il suo dramma in maniera molto toccante creando una sorta di legame empatico con il protagonista ed è un interessante spunto per riflettere su problemi che sono sempre attuali in qualsiasi società.

Copertina è illustrazioni di questo numero sono di Alan Pollack, con una sola eccezione, l’immagine per 5.721.009 è stata invece realizzata da Kirberger.

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