Il Mondo del Fiume: il Ciclo

Il Mondo del Fiume

Mi sono imbattuto in questo ciclo per puro caso qualche tempo fa, non ricordo neanche in quali circostanze sia accaduto e come abbia conosciuto il primo dei cinque libri che ne compongono il ciclo. Cercando informazioni in merito sono stato subito colpito dalla trama originale del primo libro ed ho quindi deciso di procurarmi l’intero ciclo.
 
Ho potuto leggere solo i cinque libri di Philip José Farmer, mi è stato impossibile trovare per ora i racconti brevi che narrano di storie parallele e approfondiscono alcuni aspetti e personaggi della storia.
 
Prima di scriverne un articolo ho voluto leggere tutti i libri, il primo, Il Fiume della Vita, l’ho letto prima ancora di creare questo blog e ne sono stato cosi piacevolmente colpito da procurarmi tutti gli altri. Alle Sorgenti del Fiume, Il Grande Disegno e Il Labirinto Magico li ho divorati in un solo mese, Gli Dei del Fiume sebbene più breve l’ho letto molto più lentamente.
 
Il Mondo del Fiume è un mondo artificiale creato da misteriosi personaggi che rimarranno tali per quasi tutto il ciclo, cosi come misteriose sembrano le loro motivazioni e i loro scopi. Il mondo artificiale creato è di dimensioni enormi rispetto alla terra e deve contenere oltre 36 miliardi di persone, ovvero tutte le forme umanoidi abbastanza evolute vissute sulla terra fino all’epoca moderna in una data non meglio precisata.

Il Mondo del Fiume: il Ciclo

La storia inizia con la resurrezione simultanea di tutti gli oltre 36 miliardi di umanoidi lungo le rive di un fiume che poi si scoprirà essere lungo 32 milioni di chilometri, un fiume che attraversa tutto il mondo da un polo all’altro e viceversa in modo tortuoso. Le rive del fiume sono mediamente larghe 15 chilometri e circondate da altissime catene montuose invalicabili che costringono l’intera umanità a vivere solo lungo le rive del fiume stesso. Oltre gli umani e gli umanoidi lungo le rive non vi è nessuna specie animale a parte qualche verme nel terreno e varie specie di pesce nel fiume. Non mancano invece numerose specie vegetali che forniscono le poche materie prime disponibili nel mondo del fiume.

I resuscitati si ritrovano nudi sulle sponde del fiume con un corpo in ottima salute e di un eta apparente intorno ai 25 anni, sebbene tutti conservino per intero i ricordi della loro intera esistenza precedente. In linea di massima in ogni zona del fiume sono resuscitate persone provenienti dalla stessa epoca e di stessa nazionalità, ma vi è sempre una buona percentuale di persone di altra epoca, lingua o razza diversa, tra questi anche uomini di neanderthal, giganti e alcuni alieni morti sulla terra. In caso di morte si viene resuscitati di nuovo in una differente zona del fiume. Ogni resuscitato è fornito di una speciale scatola metallica che può essere posta su degli speciali incavi di alcune pietre a forma di fungo disposte ad intervalli regolari lungo le rive del fiume. Da questi contenitori tutti i resuscitati possono trarre cibo e altri generi di prima necessità, liberando cosi l’uomo dal bisogno di lavorare per procacciarsi il cibo.

Il Mondo del Fiume

Inizialmente la saga è molto interessante, i primi libri sono molto curati, ma l’impressione è che lentamente lo spirito iniziale va scemando e snatura la storia facendo perdere di interesse il lettore. Nel primo libro, Il Fiume della Vita, le risorse sono estremamente limitate e questo influenza molto i rapporti tra i personaggi, le loro avventure e disavventure e porta la storia in una determinata direzione. Non vi è metallo, non vi è selce se non in piccole quantità, la vegetazione non offre molto legname utile alla costruzione di utensili da lavoro, abbonda il bambù e i legni più duri sono difficili da lavorare. Questo impedisce uno sviluppo tecnologico, ma non impedisce l’utilizzo dell’ingegno e lo scoppiare di guerre. Lo scopo di molti diventa quello di conquistare i territori limitrofi, altri invece si dedicano all’esplorazione navigando lungo il fiume con rudimentali imbarcazioni di bambù o di legno. Richard Francis Burton partirà cosi per un viaggio alla ricerca della sorgente del fiume, ma il viaggio sarà tutt’altro che facile.

Il Mondo del Fiume

Richard Francis Burton non è il solo a voler raggiungere le sorgenti del fiume, nel secondo libro, Alle Sorgenti del Fiume, è la volta di Samuel Clemens che sogna di poter realizzare una nave fluviale, un battello come quelli che solcavano le acque del Mississipi, ma ha bisogno di ferro per realizzare il suo progetto. Uno dei creatori del mondo del fiume che si è ribellato ai suoi compagni realizzera il sogno di Clemens facendo precipitare un meteorite lungo il corso del fiume e indicando a Clemens tempo e luogo dell’impatto così che possa impadronirsene per costruire il suo battello. Le cose però non vanno cosi come dovrebbero andare e il battello finisce nelle mani sbagliate. La semplice introduzione di un po’ di metallo sta cambiando velocemente il mondo del fiume, ma il metallo non proviene solo dal meteorite, ci sono anche piccoli giacimenti sparsi in una piccola area del pianeta, quindi si può cominciare la costruzione di un nuovo battello…

Il Mondo del Fiume

Gli ultimi tre libri cominciano a distaccarsi sempre di più dalla storia originale. Ne Il Grande Disegno Clemens riesce a costruire un nuovo battello più grande del primo e ciò rende quasi ridicole le limitazioni che vi erano nei primi due libri e sopratutto nel primo. Nel secondo si introduceva una quantità limitata di materiali ferrosi, ma nel terzo libro le quantitèà non fanno altro che aumentare, i piccoli giacimenti non sembrano finire mai, il meteorite sembra una fonte infinita di materiali e lungo tutta la costa cominciano a comparire piccoli o grandi giacimenti di ferro che non dovrebbero esserci e che non sono giustificati come avveniva in Alle Sorgenti del Fiume. Ne Il Grande Disegno è tutto un fiorire di battelli e dirigibili ed altri macchinari volanti di ogni genere. Ne Il Labirinto Magico assistiamo addirittura a combattimenti navali e aerei con risultati disastrosi, in termini di perdite di mezzi e materiali rari, oltre che di vite umane. Questa volta si muore davvero perché, nel terzo libro, delle ribellioni interne ai creatori del pianeta portano a dei guasti nei sistemi di resurrezione e di approvvigionamento di cibo, decimando la popolazione e rendendo la morte definitiva, dopo decine di anni di immortalità.

Il Mondo del Fiume

Lentamente si cominciano a comprendere i motivi della creazione del mondo e il suo funzionamento, grazie a qualche rivelazione e all’arrivo delle prime persone nella torre a nord del pianeta, il luogo dove vivono i creatori del pianeta. È possibile arrivarci per la prima volta proprio grazie ad uno dei dirigibili costruiti, ma non vi si riesce ad entrare. Sarà solo sul finire del quarto libro che i sopravvissuti alla battaglia navale, tra cui anche Burton, riusciranno ad arrivare nella torre e a conoscere l’ultimo dei creatori del mondo del fiume, o almeno l’ultimo di quelli che dovrebbero essere attualmente sul pianeta.

L’ultimo libro, Gli Dei Del Fiume, è quello che più di tutti si scosta dall’intera atmosfera creata nei primi libri. La vicenda non si svolge più nelle stratte fasce di terra abitabile che costeggia il fiume, ma nella torre, dove una tecnologia inimmaginabile rende possibile qualsiasi cosa e permette a chi è arrivato fin lì di vivere nell’agio e nel lusso potendo avere qualsiasi cosa si desideri facendo quasi dimenticare ai protagonisti gli scopi del loro viaggio. La conoscenza è a portata di tutti e si scoprono finalmente le vere intenzioni dei creatori del mondo del fiume e i motivi per cui gli esseri umani sono lì. Lo scopo sarebbe quello di permettere a chiunque una crescita spirituale che permetta di ottenere la vita eterna, cosa che inizialmente sembra interessare ai protagonisti che provano in ogni modo a migliorarsi e a crescere spiritualmente per raggiungere la perfezione e che poi, molto umanamente, preferiscono trovare una scorciatoia e impadronirsi semplicemente di tutte le tecnologie e le conoscenze per crearsi autonomamente una vita immortale.

Il Mondo del Fiume

Dopo tante guerre, battaglie e intrecci una conclusione simile sembra quasi banale, i creatori del pianeta si sono distrutti tra di loro, l’ultimo ad essere in vita sul pianeta è sconfitto dai pochi umani che occupano la torre, che durante tutta la permanenza sulla torre si comportano come divinità, e che decidono di fuggire prima che gli altri creatori del mondo del fiume possano venire a ripristinare la normalità.

L’ultimo libro oltre a distaccarsi cosi tanto dalla saga confermando il crescendo negativo che si ha a partire dal terzo libro, risulta essere il più lento nella lettura, il meno ricco di avvenimenti e tutto sommato il più noioso dell’intero ciclo, sebbene sia il più corto dei cinque.

Philip José Farmer tende a rendere i vari libri del ciclo fruibili anche separatamente e quindi durante la lettura non mancano numerose ripetizioni, questo perché in ogni libro vengono date delle informazioni sui precedenti, grazie a flashback o a racconti degli stessi personaggi o a delle spiegazioni dell’autore. Nei primi due libri le ripetizioni sono inesistenti, nel primo perché ovviamente non c’è nessuna storia precedente da ripete e nel secondo perché i protagonisti per lo più sono diversi sebbene ci siano comunque elementi comuni che vengono ripresi. È dal terzo libro che le ripetizioni si fanno sempre più numerose, oltre ad esserci numerose digressioni che spiegano avvenimenti accaduti nei libri precedenti spesso vengono raccontati gli stessi fatti più volte, anche nel medesimo libro, al punto che gli ultimi due libri risultano quasi noiosi in certi punti. A volte viene quasi da pensare che servano solo ad allungare il numero di pagine per motivi editoriali. Le ripetizioni non si limitano solo a degli accadimenti, ma anche a dei concetti, l’ossessione di Mark Twain per il determinismo finisce col diventare un’ossessione per l’autore che farà parlare di determinismo, più e più volte durante tutti e cinque i libri, vari personaggi, esprimendo sempre i medesimi concetti.

La trovata di resuscitare ogni essere umano esistito sulla terra da il pretesto all’autore per inserire nel libro i suoi scrittori e personaggi storici preferiti, cosa inizialmente interessante, ma che poi finisce con il rimpinguare le già numerosissime ripetizioni che si susseguono durante i libri perché troppo spesso Farmer ferma la narrazione per cominciare a fornire elementi sulle vite dei suoi protagonisti, dilungandosi anche più del dovuto e fornendo dettagli che non sono utili ai fini narrativi, superflui in quel momento oppure fuori luogo perché interrompono la narrazione. Sembra quasi che l’autore voglia sfoggiare la sua cultura, e non c’è dubbio che questo vada ad accrescere le nostre conoscenze, anche se il dubbio che si voglia solo allungare il brodo rimane.

In conclusione possiamo dire che i primi due libri sono molto ben fatti e rispecchiano quello che dovrebbe essere lo spirito del mondo del fiume, il terzo e il quarto libro cambiano molto l’intera ambientazione, ma rimangono in qualche modo in linea con lo stile narrativo e gli avvenimenti come se il narratore fosse incapace di mantenere in piedi un mondo cosi complesso e limitato. Il quinto libro sembra non avere nulla a che fare con il resto del ciclo, e non si integra bene, lo stesso autore sembra mantenere un distacco svolgendo l’intera storia solo all’interno della torre, come se il mondo del fiume non interessasse più. La conclusione non soddisfa chi ha letto l’intero ciclo, libro dopo libro, per svelare fino all’ultimo mistero e saperne sempre di più, sembra che i misteri una volta svelati perdano il loro fascino e non interessino nemmeno più ai personaggi o all’autore. Nonostante ciò possiamo dire che in generale l’intera saga è piacevole e il ciclo del fiume è senz’altro una lettura interessante e molto particolare grazie all’originalità dell’ambientazione e della storia di base.

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