Arma Infero: I Cieli di Muareb – Fabio Carta

Arma Infero: I Cieli di Muareb

Ad un anno di distanza circa dalla pubblicazione del primo capitolo della serie, Arma Infero: Il Mastro di Forgia, Fabio Carta pubblica il secondo e penultimo romanzo del ciclo, Arma Infero: I Cieli di Muareb. Come il primo anche il secondo volume è un enorme tomo di 700 pagine circa, perché trattandosi di un ebook il numero effettivo di pagine dipende da numerosi fattori, sul mio ebook reader ad esempio diventano più di 1500 pagine, un numero a cui raramente arrivano la maggior parte dei libri che ho letto, e questo è già un indizio di quanto all’autore piaccia scrivere storie voluminose e ricche di avvenimenti e dettagli, anche se, possiamo dire, si tratta sempre di un autore emergente, ha scelto di cominciare la sua carriera in grande stile partendo da pubblicazioni “importanti”.
 
Forse ormai è anche sbagliato crederlo un autore emergente, il suo debutto è andato molto bene con il primo volume di Arma Infero, e ha anche qualche collaborazione all’attivo, ed è a tutti gli effetti un nome ormai noto nella comunità Italiana di Fantascienza. Come già detto nel mio precedente post riguardante il suo primo libro (che potete leggere qui per approfondire meglio) è appassionato di Fantascienza, storia e medioevo in particolare, e il suo ciclo di romanzi è senz’altro il frutto dei suoi studi e delle sue passioni, che rendono l’ambientazione, la politica, e le varie strutture sociali del decadente Muareb, molto verosimili e accurate, il tutto poi è condito con moltissimi dettagli tecnici, che spiegano le varie tecnologie in modo minuzioso e preciso.

Arma Infero: I Cieli di Muareb

Ne I Cieli di Muareb scopriamo nuovi aspetti del mondo e dell’ambientazione che ha creato Fabio Carta. Già dalle prime pagine possiamo ripercorrere il viaggio intrapreso da Karan, cominciato alla fine del primo volume, che ricongiuntosi con la sua amata Luthien la accompagna nel suo paese natale, al sud, lontano dai rudi e duri calanchi in cui si svolge la prima parte della storia, una grande città ricca e colta con le sue complesse dinamiche politiche in cui Karan non si troverà a suo agio e sceglierà di isolarsi per consumare la sua storia d’amore fuggendo ai suoi doveri di scienziato e di soldato. Una lunga parentesi in cui l’autore ci illustra sia la vastità del mondo da esso creato con le sue differenti culture e popolazioni, sia l’evoluzione della storia d’amore del protagonista.

L’aristocrazia di Gargan è complessa e non vede di buon occhio Karan, sebbene sia un alleato mandato in missione da Silen per Karan è difficile farsi accettare da una società così chiusa e che considera rozzi i propri alleati così votati alla guerra e alla conquista, per l’aristocrazia di Gargan sembra essere più importante la cultura, l’apparenza e la diplomazia, qualità che sicuramente manca a Karan, così come la pazienza, vorrebbe ottenere subito il permesso di continuare i suoi studi e la sua missione potendo avere accesso alle forge, e vorrebbe anche sposare subito la sua amata Luthien. Questo insieme con la sua irruenza e scontrosità lo lascerà senza amici e tagliato fuori dalla vita sociale di Gargan, riuscirà ad avere infine la sua amata, ma con essa trascorrerà mesi in isolamento, godendosi il suo piccolo nido d’amore, e rendendosi poi conto di non essere portato per una tale vita, con la guerra ormai alle porte si concentrerà nuovamente sui suoi doveri da scienziato e soldato.

Durante la sua volontaria emarginazione però i preparativi per la guerra non si sono fermati, la situazione si è evoluta, sia dal punto di vista politico che da quello militare, Karan è molto in ritardo sulla sua ricerca del Pagan, e sul suo desiderio di migliorare lo Zodion e le armature dei cavalieri, molte sue idee sono già state sviluppate da altri che ne hanno rubato la paternità creandone versioni probabilmente meno efficienti di quelle che lui avrebbe potuto creare, ma questo non lo ferma dal tentare di portare avanti le sue idee, in ritardo e con pochi mezzi ed aiuti vista la sua incapacità di avere buoni rapporti con i suoi alleati. L’idea di Karan di sbloccare le zampe degli Zodion porterà a nuovi interessanti sviluppi, dai piccoli balzi al volo planato per brevi tratti fino ad un inaspettata possibilità di compiere veri e propri voli. Così come per gli Zodion anche Karan per arrivare a questi risultati dovrà procedere per piccoli balzi, e tra mille difficoltà.

La guerra ormai prossima ha portato a creare già delle modifiche nell’esercito e negli Zodion, modifiche che stravolgono molto meno l’utilizzo di questi in guerra. Karan arriva in ritardo, non c’è tempo per sviluppare le sue idee, si è già investito in altre soluzioni, e le sue idee sono molto radicali e presentano soluzioni che non sono molto ben viste da un popolo così conservatore. Per avere un buon controllo dello Zodion si deve essere strettamente connessi con esso e per farlo è necessario assumere l’ambrosia, una potente droga Gordiana e quindi appartenete a quel nemico che tanto si odia, che rende possibile l’utilizzo del Nexus per accoppiarsi mentalmente con il proprio Zodion, inoltre è una droga che crea dipendenza rendendo inevitabilmente i soldati che la utilizzano dei tossicodipendenti. Il piccolo drappello degli Ulani volanti è quindi tenuto in disparte, gli è concessa pochissima libertà e gli si affidano solo ruoli marginali. Oltre ai problemi politici ed economici che impediscono a Karan di sviluppare al meglio il suo progetto e di valorizzarlo, di renderla un arma potente che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ci si mettono anche i problemi di gestione dell’esercito, affidato a nobili ed aristocratici con scarsa esperienza di guerra e praticamente nessuna esperienza militare.

Dopo una prima parentesi romantica il romanzo si concentra molto sul cambiamento e sull’innovazione. Gargan è molto più aperta rispetto alla Falange ma si tratta sempre di una popolazione legata alle tradizioni che si oppone insieme alla Falange ai cambiamenti che vorrebbe portare la fazione opposta. Apportando modifiche agli Zodion e alle tecniche di combattimento si cerca di cambiare ed evolversi per adattarsi alla nuova situazione, ma l’attaccamento alla tradizione farà perdere le prime importanti battaglie, a causa sia degli stessi cavalieri che del modo in cui si decide di gestire l’esercito affidando incarichi importanti a nobili e aristocratici anziché a veterani e soldati esperti. I cambiamenti apportati agli Zodion non sono molto innovativi per certi versi, ma integrano in essi elementi di altri mezzi già noti con solo pochi miglioramenti. Le idee di Karan sono invece molto più avanzate, ma troppo radicali per essere del tutto accettate, liberare gli Zodion dalla locomozione su ruota per permettere l’utilizzo dei suoi arti, permettendo prima i balzi, poi il volo per brevi tratti e poi più tardi il vero e proprio volo, li fa apparire, a chi è legato alle tradizioni, come mezzi totalmente diversi da uno Zodion, non più cavalcature, ma qualcosa di diverso e bizzarro, quasi delle abominazioni, i cingoli al posto delle ruote almeno non variano così tanto gli Zodion cosi da stravolgerne l’utilizzo in battaglia.

Arma Infero I Cieli di Muareb tablet

Anche il protagonista, Karan, cambia, accetta il suo ruolo marginale, accetta di lavorare al suo prototipo non più per la gloria, ma solo per la scienza, accetta di non essere più un vero e proprio guerriero della Falange e di non essere il capo degli Ulani Volanti, accetta anche la sua dipendenza dal’Ambrosia pur di poter continuare con il suo progetto, così come dei compromessi, dapprima la collaborazione con un maniscalco di Gargan per le prime versioni di Zodion volanti per brevi tratti e poi di innestare tecnologie di derivazione Gordiana per permettere allo Zodion di librasi liberamente nei cieli di Muareb.

Lo Zodion che nel primo capitolo della serie era così statico e immutabile, ora diventa dinamico e aperto ad ogni tipo di modifica, lo vediamo lentamente nelle evoluzioni che portano Karan a far volare il suo Zodion, a liberarsi della Macroruota per usare gli arti, poi con l’aereomanto innestato su tutta la sua superficie. Lo vediamo anche nelle varianti con cingoli utilizzate dall’esercito. Lo Zodion è a tutti gli effetti uno dei protagonisti della storia, e come tutti i protagonisti cambia, si evolve, cresce. Le evoluzioni che porta Karan sembrano stravolgerlo totalmente, ma il suo intento è solo quello di liberarne l’antico splendore, la vera natura dello Zodion che con molta probabilità alle sue origini, non era costretto su ruote ed era libero di utilizzare le sue zampe per correre e balzare e forse anche volare utilizzando tutta la sua potenza in pieno.

Tutto cambia nella seconda parte del libro, la situazione sta precipitando e Karan è sempre più convinto che ormai rimanere non ha più senso, lui non è utile né apprezzato, non può aiutare in alcun modo nel combattere questa folle guerra, sia come soldato, gli Ulani non possono svolgere quasi alcun compito, solo qualche pattugliamento aereo senza scopo, sia come scienziato che non può continuare i suoi studi e la sua ricerca del Pagan, è quindi sempre più deciso a fuggire al Nord per ricongiungersi a Lakon. La situazione precipita e l’utilizzo delle potentissime bombe nucleari oltre a creare enorme devastazione e scompiglio sul campo di battaglia per entrambi i fronti, crea la situazione perfetta per disertare. Per i suoi alleati potrebbe benissimo essere morto durante la deflagrazione, a cui scampa solo grazie ad un inaspettata intuizione di Wotan che unendo la potenza dei due Zodion li ripara da morte certa. E così partono alla ricerca di Lakon.

Ed è al Nord che si imbattono in Serendin, un luogo creduto quasi mitico, una leggenda, come la nostra Atlantide. Serendin è la scusa con cui Fabio Carta ci fa scoprire molto di più sull’universo di Muareb. Serendin è un antica colonia isolata in cui si conservano molti ricordi del passato, si ha ancora memoria di come usare la tecnologia, anche se qualcosa è andato perso, si ricorda il vero passato di Muareb e della razza umana, di come si è viaggiato nello spazio e di come si è colonizzato il pianeta, uno solo dei tanti colonizzati dall’umanità. Conquistando la fiducia dei suoi abitanti Karan lentamente riceverà le risposte a molte delle sue domande, e così anche il lettore avrà modo di comprendere molti dei misteri che già dal primo libro erano poco chiari. Come si sono perse le conoscenze, come le popolazioni e la cultura sono regredite, cosa è il nexus e chi sono gli alieni, verrà svelata anche la vera identità di Lakon e del suo compagno Wotan e molti altri interrogativi che ci si pone durante la lettura dei due libri, chiarendo finalmente l’intero quadro e dandoci una visione più ampia del complesso universo creato dall’autore. Ovviamente non anticiperò null’altro visto che ho già l’abitudine di citare molto della storia per soffermarmi su alcuni punti, forse spoilerando anche troppo.

Anche in questa seconda parte, dialogando con gli abitanti di Serendin e vivendo per un lungo periodo con essi Karan subisce dei cambiamenti, evolve, riflette sulla sua vita passata e su ciò che ha appreso, sarà però un cambiamento difficile e sofferto, non è certo facile abbandonare tutte le proprie convinzioni dopo aver capito che la verità è ben differente, dopo aver scoperto che tutto ciò che si conosceva è basato su presupposti sbagliati, e anche comprendendo la verità è comunque dura accettarla. Da un lato vediamo il Karan membro della falange legato al suo passato alla sua cultura conservatrice e bellicosa, spaventato da queste rivelazioni e diffidente, dall’altra il Karan scienziato in cerca di verità entusiasta delle nuove scoperte, attratto dalla cultura e dalle conoscenze degli abitanti di Serendin, dal loro modo di vivere e dal vero passato glorioso di Muareb, ed è da questo conflitto che lo vedremo evolvere e decidere insieme a Lakon cosà sarà più giusto fare per il bene di Muareb.

Fabio Carta - Arma Infero: I Cieli di Muareb

Il ritmo de I Cieli di Muareb è molto più vario rispetto al primo libro, lo stile di Fabio Carta si evolve e si migliora, proprio come i suoi personaggi, diviene più fluido, ma conserva le sue caratteristiche. Si alternano ancora parti più lente e introspettive, all’inizio con la storia d’amore tra Karan e Luthien, ma anche alla fine nell’ozio in cui ricade nuovamente Karan ospite a Serendin, a parti più dinamiche e veloci, le descrizioni dei combattimenti, dalle prime scaramuccie con gli alleati, alla battaglia di Azin, ad esempio, dove un maggiore ritmo ci coinvolge maggiormente negli eventi. Non mancano i lunghi dialoghi, ma sono nettamente diminuiti rispetto al primo libro, in favore di scambi di battute molto più dinamici in cui i personaggi interagiscono maggiormente anziché esporre lungamente i propri punti di vista, rendendo più agevole la lettura. Sono presenti ancora le lunghe spiegazioni tecniche che sebbene possano a volte risultare un po’ noiose sono comunque funzionali allo scelta dell’autore di essere preciso e plausibile chiarendo ogni minimo punto della tecnologia e delle caratteristiche dello Zodion che rimane uno degli elementi più importanti dell’intero libro e che l’autore vuole rendere reale agli occhi di chi legge e che è anche in linea con il carattere di Karan, uno scienziato preciso e appassionato di ogni aspetto dello Zodion, che lavora minuziosamente al suo miglioramento e che probabilmente non capiremmo a pieno senza che ci spieghi come funziona e come fa evolvere ogni suo elemento a seconda delle evoluzioni che subisce nel corso del tempo. A questo si accompagna anche la scelta dei termini tecnici e precisi per ciò che riguarda lo Zodion e ricercati sia per le descrizioni dei paesaggi che per i dialoghi dei personaggi che contribuiscono a caratterizzare l’ambientazione dandogli un tono medioevaleggiante che ben si sposa con la società che ha voluto ricreare.

Per concludere le mie forse eccessive riflessioni posso dire che il libro a tratti un po’ lento è molto piacevole da leggere, anche se forse non adatto a tutti per la sua complessità, ma senz’altro apprezzabilissimo da chi ama il genere e ne ha molta esperienza e dimestichezza. come già accennato ho notato un leggero miglioramento sopratutto nel ritmo del libro che personalmente ho apprezzato più del primo, dal punto di vista tecnico riesce a coinvolgere maggiormente, malgrado l’inizio un po’ lento, ma che certamente non avrebbe senso leggere senza aver letto il primo (e senza poi volerne leggere la fine quando uscirà) perché la storia è interessante e va letta dall’inizio per comprenderla a pieno, sopratutto perché non si tratta di libri indipendenti, ma di un unica opera.

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