Dark Border (Il Principe Rapito – Il Ritorno del Principe – La Chiamata degli Eroi) – Paul Edwin Zimmer

Dark Border (Il Principe Rapito - Il Ritorno del Principe - La Chiamata degli Eroi) - Paul Edwin Zimmer

Ho riletto ultimamente la saga Dark Border di Paul Edwin Zimmer, un fantasy che mi piacque molto in passato, ma che non avevo mai completato perché impossibilitato a reperire tutti i libri. A dire il vero anni fa ho potuto leggere solo Il Ritorno del Principe che è teoricamente leggibile anche da solo dato che prevede un buon riassunto di tutti gli avvenimenti del primo libro della serie, Il Principe Rapito. Ma per come mi aveva colpito positivamente il libro ero da anni desideroso di trovare i tre libri e di poterli rileggere tutti insieme, e finalmente sono riuscito a completare la serie qualche tempo fa, così finite le priorità di lettura che avevo ho ricominciato per ordine dal primo libro, sebbene ho deciso di intramezzarli con altre letture alla fine sono riuscito a completarne l’intera lettura già da qualche tempo, ma come spesso non ho avuto il tempo di scriverne un post subito ed ho cercato di tenere a mente tutto ciò che volevo dire in proposito, perché Paul Edwin Zimmer è un autore di cui si dovrebbe parlare molto di più, un autore che dovrebbe essere rivalutato e ripubblicato, con gli inediti e i romanzi o racconti che ancora non sono mai arrivati in Italia.
 
Paul Edwin Zimmer è un autore del genere fantastico, sopratutto Fantasy, ma con molte influenze che spaziano dal gotico horror alla fantascienza, relativamente poco conosciuto. Non ha mai raggiunto una grande fama sopratutto al di fuori degli Stati Uniti, eppure si sarebbe meritato una maggiore notorietà e diffusione dei suoi romanzi. Come si può intuire dal nome è imparentato con Marion Zimmer Bradley, ma a differenza della sorella è stato molto più sfortunato da un punto di vista editoriale, causa o conseguenza dell’esiguo numero dei suoi scritti pubblicati.

Paul Edwin Zimmer

Di Paul Edwin Zimmer si trovano anche molte poche notizie in rete, la pagina wikipedia italiana è davvero scarna, quella in Inglese contiene più informazioni, ma si tratta comunque di poca cosa rispetto ad altri scrittori. In Italia purtroppo ci è arrivato ancora meno di ciò che è stato pubblicato in America, e le pubblicazioni sono datate esaurite e introvabili a meno di non essere fortunati e trovarne di usate in librerie o bancarelle. Io stesso mi sono imbattuto in questo autore per caso trovando anni fa un suo libro usato e impiegando svariati anni per completare la serie di tre libri pubblicati in Italia.

Paul Edwin Zimmer è noto per la saga del Dark Border conosciuta in Italia anche come la saga del Principe Rapito, che comprende quattro libri pubblicati e un quinto inedito, in Italia però di questi solo tre sono stati tradotti, altri racconti brevi di Paul Edwin Zimmer sono connessi alla saga, ma del tutto inediti in Italia. Arrivati anche in Italia invece sono romanzi in collaborazione con Marion Zimmer Bradley anche se ufficialmente non gli sono stati accreditati.

Tra gli interessi di Paul Edwin Zimmer c’era innanzitutto la poesia ed ha infatti cominciato a scrivere con quella per poi passare alla narrativa. La scelta del genere fantastico e del fantasy eroico di stampo medievale era alquanto scontata visto il suo estremo interesse per il medioevo Europeo, per le arti di combattimento con la spada di quel periodo (la scuola delle tre spade, fioretto, spada e scudo e spada a due mani). La sua non era solo una passione, ma uno stile di vita, conosceva a fondo la cultura medioevale, ha fondato e partecipato attivamente ad associazioni di rievocazione storica e di combattimento medioevale diventando un vero maestro di spada, e praticandola praticamente giornalmente (cosa che si riflette in alcuni suoi personaggi) e pare che addirittura amasse vestirsi anche durante la vita quotidiana con abiti d’epoca, prediligendo un saio a dei moderni abiti.

Tutto questo è importante per capire le sue opere, perché questa sua grande passione si riflette nei suoi scritti, rendendo estremamente realistiche le ambientazioni e le abitudini degli abitanti del suo mondo di stampo medioevale, cosi come tutta la struttura gerarchica nobiliare, gli intrighi di palazzo, ma sopratutto della vita militare, dell’organizzazione dell’esercito e degli scontri. La profonda conoscenza del combattimento con spada, l’esperienza delle rievocazioni e del combattimento rendono estremamente vivide le innumerevoli battaglie e gli altrettanto frequenti scontri corpo a corpo e i duelli, una così perfetta conoscenza permette una precisissima descrizione di ogni combattimento permettendo al lettore di immaginare perfettamente l’andamento dello scontro, colpo su colpo, parata su parata, finta su finta, senza però appesantire la narrazione con dovizia di particolari e di descrizioni, ma mantenendola estremamente fluida e veloce. Solo questo basterebbe a rendere gli scritti di Paul Edwin Zimmer una lettura obbligatoria per gli amanti del genere fantasy eroico, ma invece è rimasto ingiustamente per lo più sconosciuto sebbene non avrebbe nulla da invidiare ai più famosi scrittori fantasy.

Ingulf The Mad - Paul Edwin Zimmer

Chi può sapere se magari avendo la notorietà che meritava per i suoi ottimi scritti non sarebbe stato più prolifico, se non fosse riuscito ad ampliare maggiormente il suo mondo o se non fosse riuscito a pubblicare i suoi scritti inediti, magari avrebbe potuto avere maggiore successo anche in Italia ed avremmo visto così pubblicare almeno tutti i suoi scritti editi. Del ciclo del Dark Border sono stati pubblicati ufficialmente quattro libri come accennavo precedentemente, Il Principe Rapito nel 1987 (col titolo originale di The Lost Prince, 1982), Il Ritorno del Principe nel 1988 (in origine King Chondos’ Ride, 1982), inizialmente un unico romanzo diviso per questioni editoriali, a cui seguono La Chiamata degli Eroi nel 1993 (in Inglese A Gathering of Heroes, 1987) anche se successivo però è un prequel della saga, inedito in Italia c’è poi Ingulf the Mad del 1989 e mai edito The King who was of Old.

Inediti in Italia sono anche le storie brevi tutte legate alla saga del Dark Border e ad alcuni suoi personaggi chiave, che sono inoltre difficilmente reperibili anche in lingua originale e che vorrei poter leggere, magari affidandomi a canali non ufficiali. Di questi fanno parte The Shadow of Tugar con Istvan DiVega, A Swordsman from Carcosa ancora con Istvan DiVega, The Vision of Aldamir e The Wolves of Sarlow con il Prince Tahion. Altri suoi scritti sono stati fatti in collaborazione con Marion Zimmer Bradley, uno di questi sarebbe La spada incantata (The Spell Sword) che fa parte della saga di Darkover, ma ufficialmente non è mai stato accreditato, e due romanzi della serie della Luna Rossa, I cacciatori della luna rossa (Hunters of the Red Moon) del 1973 edito in Italia nel 1992 e The Survivors del 1979.

L’ambientazione creata da Paul Edwin Zimmer è estremamente curata e realistica di stampo fantasy medioevale resa vivida proprio dalle ampie conoscenze storiche e tecniche dell’autore sul periodo. Questa viene rivelata lentamente durante i romanzi immergendo sempre di più il lettore e dandogli sempre più elementi per comprendere il complicato mondo da esso creato. I continui richiami a leggende e a eventi storici precedenti fa comprendere come l’ambientazione sia molto più corposa e complessa di quello che viene detto nei romanzi, come ogni buon autore di fantsy Paul Edwin Zimmer ha ben presente tutto ciò che è accaduto nel corso dei secoli, e come si è evoluto l’intero mondo da esso creato in modo da renderlo coerente e veritiero e da poter spiegare quando necessario i rapporti tra i personaggi, i regni, i popoli e le razze presenti nel suo universo. Sarebbe interessante poter leggere le storie brevi e gli inediti per conoscere più a fondo quest’universo che sicuramente l’autore avrebbe continuato ad ampliare se ne avesse avuto l’opportunità.

La sua ambientazione va oltre il classico fantasy, mostrando influenze di altri generi e altri autori, le influenze principali sono quelle di Marion Zimmer Bradley, sua sorella con cui ha condiviso la passione per la scrittura, la lettura e la letteratura e con cui probabilmente ha condiviso la formazione in gioventù e infatti altre sue influenze sono comuni anche alla stessa Bradley. Possiamo notare in particolare le influenze Lovecraftiane dal dark fantasy all’horror oltre che della componente cosmologica. Gli Hastur ad esempio visti come divinità altro non sono che una razza venuta dalle stelle, che abita altri pianeti e che combatte da sempre contro le Cose Oscure, entità malefiche che vagano nell’universo distruggendo tutto ciò che incontrano anelando alla totale annichilazione. Sono dotati di magia e speciali capacità, come anche gli elfi, di cui si scoprirà molto di più nel terzo libro, ma si potrebbe trattare anche di razze dotate di tecnologie cosi avanzate da sembrare divine e magiche. Anche gli stessi esseri umani sembrano essere stati portati sulla terra dagli Hastur o forse ne discendono in qualche modo, alcuni di essi appartenenti ad antiche famiglie nobili, infatti, hanno in parte sangue Hastur.

Il Principe Rapito

Il Principe Rapito - Paul Edwin Zimmer

Nel primo libro della serie, Il Principe Rapito, vediamo principalmente l’organizzazione geopolitica della parte di mondo umana, costantemente in guerra con le Cose Oscure. Il mondo è suddiviso sostanzialmente in tre parti, il regno di Tarencia con a capo il suo re Olansos di cui tutti gli altri regni sono vassalli, gli abitanti del confine con il regno delle Ombre, il luogo più duro in cui vivere, costantemente in guerra con le Cose Oscure che vengono fuori dalle Ombre con infiniti raid per depredare e devastare, una terra devastata e sterile coperta da un sottile strato di polvere nera che rende tutto sterile, i cui abitanti oltre ad essere guerrieri esperti e l’ultima linea di difesa umana contro le Ombre sono anche in costante lotta per conservare fertile il terreno, bonificare le parti ricoperte di polvere e evitare che il confine cresca rendendo definitivamente sterile il suolo. Il terzo regno è quello libero delle coste, autonomo per certi versi, ma tenuto a pagare tasse per finanziare la difesa del confine. Oltre i territori umani poi c’è l’Ombra un terreno perennemente oscuro, in cui la luce non penetra quasi per nulla durante il giorno a causa di oscure nubi, il cui terreno e devastato, nero e sterile e dove si trovano i resti di antiche città umane vestigia di un passato prospero prima dell’arrivo delle Cose Oscure e della sua progressiva espansione nei territori umani.

Ne Il Principe Rapito vediamo proprio il conflitto tra gli umani, i regni liberi della costa sentendosi al sicuro grazie alla loro lontananza dal confine e quindi della scarsa conoscenza che ne hanno ed essendo prosperi e ricchi grazie al territorio fertile e incontaminato in cui vivono e al commercio, vogliono ribellarsi, vogliono essere autonomi e indipendenti o addirittura prendere il controllo sul regno di Tarencia. Il delicato equilibrio si sta rompendo e si rischia la guerra civile, i motivi di contrasto sono sempre maggiori e a questo si aggiunge la morte del re Olansos, e la prossima incoronazione del principe Chondos come nuovo re. Un’opportunità che può permettere ai ribelli di muoversi, cercando di reclamare il trono, o semplicemente ai nobili di provare a fare richieste più vantaggiose. In occasione del funerale e della prossima incoronazione i nobili sono tenuti a recarsi a rendere omaggio e questo non solo riporta a galla vecchi conflitti fomentati dal desiderio di ribellione, gli stessi ribelli tentano di uccidere con dei sicari Istvan DiVega eletto da Olansos come protettore e consigliere di Chondos e Lord Jagat colui che si occupa di difendere la Frontiera con l’Ombra nel tentativo di far arrivare al potere il principe Hansio. Nella confusione creatasi le Cose Oscure attaccano le torri Hastur che delimitano il confine per distrarli e permettere al fratello gemello di Chondos, Jodos, di prendere il suo posto. In questo clima teso arriva infine il pretesto per scatenare una guerra civile, durante i festeggiamenti dopo l’incoronazione in una rissa tra ubriachi vengono accidentalmente uccisi i figli di Hansio e Jagat e danno l’occasione a Jodos che ormai ha sostituito Chondos di fomentare ulteriore odio con una lettera di condoglianze volutamente offensiva. È cosi che le Cose Oscure cominciano ad interferire subdolamente con i regni umani portandoli a lottare tra loro anziché rimanere uniti per difendere la Frontiera, permettendo così alle Cose Oscure di prepararsi per una massiccia invasione.

Il titolo del libro è bivalente, in fondo entrambi i gemelli sono stati rapiti, Jodos alla sua nascita sparisce con la madre e viene allevato dalle Cose Oscure che gli insegnano il proprio stile di vita, la magia oscura e la manipolazione della mente, instillandogli l’odio per la razza umana. Chondos vive la sua vita come unico erede al trono, crescendo viziato e irriverente, manca di tatto e di diplomazia, invidia lo zio Istvan DiVega e vorrebbe come lui diventare un famoso condottiero e un guerriero, ma è costretto a salire al trono quando suo padre morirà. È per questo che Olansos decide prima della sua morte di affidare il figlio a Istvan, per proteggerlo, istruirlo nell’arte della scherma e nella diplomazia facendone anche da consigliere quando salirà al trono, e Chondos ne è felice proprio per la stima che nutre nei confronti dello zio. Durante l’incoronazione gli Hastur insegnano a Chondos degli incantesimi protettivi e per farlo devono leggergli la mente, anche per assicurarsi che possa essere degno di essere re. Per questo per le Cose Oscure è fondamentale è fondamentale rimpiazzarlo subito dopo che sia avvenuta l’incoronazione, è qui che entra in gioco il diversivo che distrarrà gli Hastur permettendo così di sostituire Chondos con Jodos e di fatti rapire il secondo gemello portandolo nei territori dell’Ombra. L’inganno riesce proprio perché Chondos ha scarse doti diplomatiche e nessuno si insospettisce quando Jodos scatena la guerra civile con le sue arroganti condoglianze, o quando in seguito continuerà a creare scompiglio e astio all’interno del regno, ma anche perché grazie alle sue doti Jodos prima di consegnare Chondos analizzerà a fondo la sua mente quasi assorbendone la personalità per colmare le lacune nella sua conoscenza degli esseri umani e per imparare a parlare e a comportarsi come il suo gemello.

Il tema del doppio non è così tanto originale in letteratura, ci sono infinità di esempi di personaggi sostituiti da fratelli gemelli o entità che assumono le proprie forme, è un tema classico affrontato e riaffrontato, ma non per questo banale, se così usato è proprio perché fornisce una grande quantità di spunti narrativi e psicologici che Paul Edwin Zimmer usa magistralmente per il suo romanzo anche se alcuni aspetti sono molto più chiari nel secondo libro Il Ritorno del Principe. Dopo che la guerra civile è cominciata e si radunano gli eserciti da entrambe le parti e che Jodos si è instaurato al trono cominciando a intessere i suoi incantesimi sulla corte distorcendone la percezione della realtà per non rivelare la sua presenza nemmeno ai veggenti e per poter così introdurre nel castello suoi fidati sudditi provenienti dall’Ombra, cominceranno i veri e proprio scontri. È nel secondo libro che si concentrano tutti questi scontri, battaglie campali, piccoli scontri tra gruppi e duelli, ed proprio qui che si vede la grandissima bravura dell’autore nel descrivere perfettamente ogni scontro o battaglia. Il Ritorno del Principe è un intero susseguirsi di combattimenti su combattimenti e strategia militare, cosa che potrebbe apparire noiosa date le oltre 500 pagine del romanzo, invece riesce a tenerti attaccato ad ogni pagina coinvolgendoti nell’azione, per qualsiasi delle due fazioni. A dimostrazione di quanto sia inutile questa guerra (e in generale tutte) ci fa conoscere a fondo i due condottieri principali, Istvan DiVega che combatte per il re Chondos (ovvero Jodos) e Martos che è schierato con gli uomini della Frontiera, entrambi caratterizzati perfettamente, con i propri pregi e i difetti, Istvan ormai anziano e con qualche acciacco, ma con moltissima esperienza e un soprannome che odia e che si porta dietro da anni e vorrebbe scrollarsi di dosso magari con un’impresa degna di uno nuovo e più consono, Martos invece giovane ed impetuoso ha ricevuto un ottimo addestramento, sia come spadaccino che come stratega, manca forse di esperienza perché giovane, ma malgrado questo ha un fastidiosissimo difetto, sotto pressione gli si congela la lingua e non riesce quasi a parlare, un segno di insicurezza. Sebbene si finisca per parteggiare per entrambi si sa che prima o poi lo scontro sarà inevitabile e ne uscirà un solo vincitore.

Il Ritorno del Principe

Il Ritorno del Principe - Paul Edwin Zimmer

Oltre la grande quantità di scontri appassionanti ne Il Ritorno del Principe possiamo vedere anche cosa accade a la principe Chondos al di là della Frontiera, in balia dei Signori Oscuri che lo torturano e gli fanno vivere ricorrenti incubi allo scopo di convertirlo al loro volere, e di farne il re dell’antico regno umano così da poter conquistare legittimamente tutti i territori umani, perché guidati da un discendete dell’antico trono, ma per fare questo il re deve scegliere volontariamente di essere incoronato, e solo distruggendone la psiche e portandolo allo stremo delle forze potrebbero raggiungere il loro scopo. Chondos però si rivela molto più forte, i deboli incantesimi imparati dagli Hastur per difendersi riescono a mala pena a proteggerlo e la sua mente vacilla più volte verso la follia, ma riuscendo a trovare un appiglio per mantenersi sano di mente riuscirà a fuggire più di una volta, solo per ritrovarsi braccato e inseguito da centinaia di orrende creature pronte a divorarlo armato solo di una spada arrugginita e di poche pietre di vecchie torri Hastur che ancora conservano un minimo di potere. La sua fuga è dovuta solo allo scompiglio che inevitabilmente si crea quando le Cose Oscure cominciano a combattere tra di loro, ovvia conseguenza di un mondo caotico governato dal più forte e violento, dove le tensioni sono all’ordine del giorno e la fame di carne umana si fa sentire.

Per riuscire nella conquista dei regni umani e devastare così l’intera terra il progetto dei Demoni Esterni, a Capo dei Signori Oscuri e di tutte le Cose Oscure, prevede di dividere e decimare gli umani grazie alla guerra civile e distrarli dalla difesa della Frontiera grazie agli intrighi e all’odio che in loro istilla Jodos, fomentando rivalità e scontri. Ma perché questo avvenga si è deciso di interrompere qualsiasi razzia lungo le terre di frontiera per dare un finto senso di sicurezza agli umani, nel frattempo le Cose Oscure si radunano e preparano per un massiccio attacco, ma l’assenza di razzie rende la maggior parte delle creature affamate e irascibili creando tensioni tra orchi, vampiri, vampiri anziani e Signori Oscuri, creando così le condizioni ideali per l’ultima fuga di Chondos che tenterà di arrivare in tempo per avvisare il suo popolo di ciò che realmente sta accadendo.

La prigionia di Chondos gli da l’opportunità di crescere, seppure ad un grande prezzo, di diventare più umile e ne farà probabilmente un futuro ottimo re, dimostra a se stesso la sua tenacia e la sua bravura con la spada, i noiosi esercizi che DiVega gli ha insegnato si sono rivelati vitali per la sua sopravvivenza insieme con il suo ingegno. D’altra parte anche il malvagio Jodos, ha subito dei cambiamenti che non riesce ad accettare e comprendere, l’aver assorbito i ricordi del fratello gli ha fornito un minimo di umanità gli odiati umani che prima vedeva solo come bestie da macello, come cibo gli appaiono in una luce diversa, o almeno questo succede con una serva che diventa la sua compagna, dapprima torturata e picchiata ed usata per il solo piacere sessuale, addirittura mutilata di piccoli pezzi di carne per nutrirsi, ma solo in luoghi dove non si vede, intenzionato ad usarla solo per procreare e poi divorarla come da usanza oltre la Frontiera cambierà lievemente atteggiamento, comincerà a sentire un certo attaccamento nei suoi confronti e la tratterà meglio seppure in un modo violento e disumano, ma non riesce a capirne e ad accettarne le motivazioni che lo spingono a fare questo, teme quell’umanità che lentamente si sta insinuando in lui e si rende anche conto che probabilmente non diverrà mai come i suoi signori, perché è un semplice essere umano.

Ovviamente tutto finirà per il meglio, ma la conclusione della storia, sebbene sia una conclusione, lascia molte domande aperte, scongiurato il pianto e messo in fuga Jodos sarebbe interessante sapere se il suo lato umano continuerà a crescere, se si redimerà, o come si evolverà il personaggio, Chondos appena tornato verrà infine creduto e diverrà un re migliore di quanto avrebbe potuto esserlo prima di essere rapito, sarebbe stato bello avere queste risposte, magari in un altro libro (e chi sa se in realtà nell’inedito italiano ci sia qualcosa, o in quello mai stampato neanche in lingua originale) o anche solo qualche altra pagina che andasse un po’ oltre il solo scontro finale che scongiura l’intero piano. Ma malgrado questo entrambi i libri meritano davvero una lettura, sono davvero di altissimo livello e come già detto non meritano la poca fama che hanno e potrebbero competere con i mostri sacri e affermati del genere Fantasy.

La Chiamata degli Eroi

La Chiamata degli Eroi - Paul Edwin Zimmer

Per il terzo libro della saga Dark Border, La Chiamata degli Eroi, bisogna fare un discorso a parte, sebbene sia stato scritto per ultimo, poco prima della morte dell’autore, è in realtà un prequel che parla di avvenimenti accaduti anni prima, anche se leggendo il libro non subito lo si capisce a meno che non lo si sappia già. L’impressione è che non da una buonissima connotazione temporale rispetto ai precedenti libri, più volte ad esempio si dice che Istvan DiVega è vecchio, ma lo si dice anche negli altri libri, è comunque anche possibile che mi sia sfuggito qualche dettaglio o allusione. La Chiamata degli Eroi, come può far intuire anche il nome, coinvolge moltissimi Eroi chiamati a radunarsi dagli stessi Hastur o dagli Elfi, il loro scopo è quello di difendere la città di Rath Tintallain, una fortezza su molti livelli, abitata dagli elfi in superficie e dai nani nelle sue profondità, costruita appositamente per proteggere un pericoloso manufatto che unisce in se i poteri del bene e del male, la Pietra di Anthir, che può divenire molto pericolosa se nelle mani sbagliate.

Il protagonista principale così come negli altri due libri è sempre Istvan DiVega, che viene convocato per presentarsi in una locanda dove incontrerà parte degli eroi umani convocati da quasi tutte le regioni e fazioni e dove scoprirà qualcosa sulla missione a cui è stato chiamato. Da li poi partiranno per Rath Tintallain, un lunghissimo viaggio a bordo di cavalli elfici, rapidissime bestie magiche che ridurranno moltissimo i tempi di viaggio, ma che sono potenzialmente pericolose a causa della loro magia. Da subito notiamo che a differenza degli altri due libri qui c’è un massiccio uso di magia che sposta il romanzo quasi sulla favola più che sul genere fatasy eroico, la magia elfica però oltre a grandi benefici può portare molti problemi agli esseri umani.

Gli elfi di Paul Edwin Zimmer sembreranno un po’ strani a chi è abituato a quelli ormai diventati i classici elfi fantasy, tipici di Tolkien o di Dungeons & Dragons, ma Zimmer attinge direttamente alle antiche leggende nordiche e celtiche che vedono gli elfi si come creature aggraziate e delicate, magiche e longeve che non necessitano quasi di dormire, così diverse dai cosi rozzi e fragili umani mortali da non rendersi conto di quanto le loro abitudini possano essere dannose per creature tanto diverse da loro. Le magie che vediamo usare dagli elfi sono quasi tutto al solo scopo di alterare la realtà e distorcere le percezioni così da migliorare le prestazioni di elfi e umani. Per gli elfi utilizzare incantesimi per impedire la stanchezza, nascondere le bruttezze della guerra e del paesaggio, non far sentire dolore o fame, non porta a nessuna sgradevole conseguenza, ma per gli umani può significare la morte per sonno, fame o sete, portare a follia o a non distinguere più tra la realtà e l’immaginazione. Molti di queste illusioni servono agli elfi per sopportare la potenza della Pietra di Anthir, che pare dia qualche problema pure agli Hastur, mentre sembra non sortire molti effetti ai nani che comunque si tengono lontani dagli incantesimi elfici.

In questo strano clima spesso festoso a causa degli incantesimi si prepara un grande scontro tra un esercito di elfi leggendari e guerrieri nanici e i migliori eroi degli umani, tutti riuniti insieme nell’antica città di Rath Tintallain prossima all’assedio delle forze del male. Un esercito di Cose Oscure, Signori Oscuri, orchetti e altre creature malvagie, lo stesso drago Komanthodel e i suoi figli e il Tromdoel una gigantesca massa demoniaca protetta da incantesimi oscuri che divora la terra lasciando dietro di se solo polvere nera e sterile. Queste orde hanno a capo Sarlow e i suoi tre generali, Vor il Mezzo Troll, Grom il Senza Barba e Svaran l’Invulnerabile, che dovrebbero essere antagonisti incredibilmente forti e malvagi, ma se così fosse comunque non è detto nel libro. È anche questo che rende diverso questo libro dagli altri due della serie, ci sono moltissimi personaggi, anche troppi, alcuni sono solo nomi di cui ci si scorda subito, altri sono poco caratterizzati, dello stesso Istvan DiVega non si dice moltissimo, senza leggere gli altri libri probabilmente non si avrebbe un’idea chiara del suo carattere. Allo stesso modo anche i nemici non hanno quasi caratterizzazione, sono forti nemici che sono dietro un muro invalicabile di orchetti da massacrare, arrivati ad essi in un semplice scontro vengono abbattuti, come fossero quasi semplici soldati e non possenti nemici.

La Chiamata degli Eroi - Paul Edwin Zimmer

Gli scontri si alternano a momenti di tranquillità in cui escono fuori rivalità tra eroi umani di fazioni opposte o con rancori dal passato, problemi tra elfi e umani, e vittime dell’eccessiva magia elfica, poi ricominciano gli scontri, veri e propri massacri in cui ogni eroe riesce a spazzare via dozzine di orchetti con ogni colpo o fendente, o di elfi che nel tempo di una scoccata di arco umana già hanno ucciso 7 nemici con altrettante frecce. Non mancano le descrizioni di parate, affondi, stoccate e altre mosse spettacolari, ma la quantità di nemici uccisi con ogni colpo rende poco coinvolgenti gli scontri, facendo perdere una delle cose migliori che vi era negli altri libri, il coinvolgimento che si aveva immergendosi totalmente nelle battaglie. Certo di elementi interessanti ce ne sono, si scoprono alcuni antefatti, si capisce qualcosa in più sulle origini degli Hastur e anche sugli elfi stessi che come i primi vengono da un’altro pianeta, ma continuano a rimanere sulla terra per combattere insieme agli Hastur contro le Cose Oscure, così come vediamo il rapporto tra umani ed elfi, e nani ed elfi, o anche nani ed umani. Per gli alcuni elfi gli umani sono poco più che una razza inferiore, per altri sono quasi indifferenti, per pochi elfi invece sono una giovane razza interessante, ma a volte non ne comprendono le limitate capacità e rischiano di danneggiarli con i propri incantesimi. I nani sembrano invece andare molto d’accordo con gli umani con i quali sembrano avere molto in comune e la cui unica caratteristica importante sembra l’abilità di forgiare armi magiche, con gli elfi sembrano tollerarsi abbastanza anche se non pare nutrano un’enorme simpatia gli uni per gli altri.

Nonostante questo la collaborazione forzata e difficile tra eroi di differenti fazioni, elfi, nani e Hastur, porterà comunque alla vittoria, alla sconfitta delle orde nemiche e dei loro capitani, dei demoni e dei draghi, ma è solo una battaglia, il futuro riserverà ancora altre battaglie e nuovi tentativi delle forze oscure di distruggere e conquistare, o di recuperare la Pietra di Anthir per perseguire questi scopi, ed è per questo che essa viene siggillata e nascosta altrove.

Potenzialmente La Chiamata degli Eroi avrebbe potuto essere un libro fondamentale per comprendere al meglio l’intera saga con le ulteriori informazioni sulle razze e sul background e la storia del mondo e dell’universo, avrebbe potuto fornire una maggiore caratterizzazione di Istvan DiVega e anche di altri personaggi coinvolti, avrebbe potuto offrire altre forti emozioni con i suoi combattimenti, avrebbe potuto essere senz’altro un libro migliore, ma questa volta Paul Edwin Zimmer sembra non essere riuscito a dare il meglio di se, ed è un vero peccato, mi sentirei di consigliare a chiunque i primi due libri, ma per il terzo direi solo di leggerlo se siete curiosi, potrebbe darvi qualcosa in più o farvi ricredere negativamente su un autore che avrebbe dovuto meritare molta più notorietà in vita e che spero, magari anche parlandone io stesso, che un giorno possa essere rivalutato e ripubblicato con tutti i suoi inediti e con le storie brevi non tradotte.

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