Mondo Senza Stelle – Poul Anderson

Mondo Senza Stelle

Mondo Senza Stelle è un romanzo breve di Poul Anderson, pubblicato la prima volta nel 1966 e arrivato in Italia in versione Urania nel 1969. Non si tratta certo di uno dei migliori romanzi di Poul Anderson anche se è stata scritta in uno dei periodi più prolifici dell’autore, la scelta di rendere la storia una narrazione breve sembra essere giudicata da molti una scelta giusta, allungare troppo il romanzo tentando di creare un libro più lungo avrebbe potuto essere una forzatura che avrebbe potuto solo rovinare e banalizzare i fatti narrati.
 
L’essere umano ha cominciato la sua corsa alla conquista dell’universo e sembra aver incontrato ben pochi ostacoli sulla sua strada, sebbene non sia in grado di raggiungere elevate velocità di navigazione la cosa non sembra presentare un problema per un umanità che ha trovato il modo di rendersi immortale sebbene il prezzo da pagare sia quello di dover pulire ogni tanto la memoria per non saturarsi di ricordi ed impazzire.
 
L’incredibile longevità e la possibilità di viaggiare nello spazio hanno stravolto le usanze umane, si vive più tra le stelle che sulla terraferma, molti tra un viaggio e un altro preferiscono vivere su stazioni orbitanti ed essere sposati su ciascuna di essa, ogni uomo ha più mogli e ogni moglie ha più mariti e ne alleva i figli apparentemente senza mai viaggiare, che non ne sentano la necessità o che forse sia proibito è cosa che l’autore non ci fa sapere.

Mondo Senza Stelle

In questo universo c’è ancora molto da scoprire e da esplorare, ma non vi è alcuna fretta di farlo, non esiste più un vero e proprio governo centrale data la vastità dello spazio e la miriade di piccoli agglomerati sparsi ovunque a distanze enormi, il controllo e l’organizzazione sono quasi impossibili così tutto va avanti lentamente. L’esplorazione non sembra essere programmata e organizzata, ma portata avanti da capitani possessori di navi e di equipaggio e in grado svolgere il viaggio. Un capitano in particolare sta organizzando una spedizione, Argens. Un messaggio ricevuto tempo prima da una civiltà aliena indicava le coordinate del loro pianeta natale e cosi Argens vuole raggiungerli. Un problema di traduzione o di comprensione tra le due civiltà farà si che le coordinate non siano del tutto esatte costringendo cosi la nave a fare un tragico atterraggio d’emergenza sul pianeta sbagliato. Non si tratta del pianeta da cui proveniva il segnale, ma di un’altro pianeta dello stesso remoto sistema solare.

Le condizioni non sono delle migliori per la vita umana, ma l’astronave è distrutta e l’equipaggio sarà costretto a vivere sul pianeta per anni prima di riuscire a ripararla per ripartire. Il cielo è del tutto alieno, senza stelle ad eccezione del vecchio sole intorno a cui i pianeti orbitano e di una lontana galassia, quella da cui la nave proviene, il settore di spazio è cosi remoto ed antico da non permettere di vedere null’altro nel cielo notturno. Come se non bastasse il pianeta è abitato da due fazioni opposte con cui l’equipaggio si dovrà confrontare essendo costretto a decidere di quale fidarsi e con chi schierarsi, scelta in un primo momento davvero ostica. Apparentemente una delle due civiltà è rozza e quasi barbarica, disunita ed organizzata in clan, l’altra organizzata, multietnica e pacifica, ma non sempre la realtà e come sembra.

Una terza razza antichissima, più del nostro sole e del nostro sistema solare, con doti telepatiche non del tutto sviluppate è stata in grado di plasmare gli abitanti del pianeta e l’intero mondo in millenni e millenni, al punto da essere convinta di essere divinità creatrici non solo del mondo, ma dell’intero universo. L’Equipaggio dovrà affrontare questa razza tra mille difficoltà, organizzare una rivolta mondiale e riorganizzare un intero pianeta prima di poter riparare la propria nave e ripartire. Con tutti i problemi etici che ne derivano dall’interferire con il normale sviluppo di un mondo estraneo e con le ovvie analogie sulle teorie moderne sugli Antichi Dei Astronauti.

In un modo o nell’altro riusciranno nel loro intento e ripartiranno per tornare alle loro normali vite, ma questo è solo accennato nel romanzo che è quai interamente incentrato sulla dura vita che dovranno affrontare i membri dell’equipaggio sul pianeta in cui sono naufragati.

Volendo analizzare il testo si possono trovare elementi attuali come antichi, seppure si tratti di un racconto non troppo lungo e senza tante pretese. Citavo prima gli Antichi Dei Astronauti che arrivati su pianeta Terra forse per errore avrebbero plasmato la civiltà per renderla schiava ed aiutarla nel difficile compito di estrarre minerali, che siano serviti per riparare una nave distrutta o solo per sfruttare i nostri giacimenti minerari per poi ripartire con la promessa di ritornare, lasciando un enorme bagaglio di conoscenze sarebbero stati identificati dagli abitanti come dei portatori di civiltà e di conoscenza nonostante avessero solo approfittato della situazione a loro vantaggio.

Altri elementi che si possono ritrovare sono quelli di tipo Epico, Valland (coprotagonista insieme con Argens) ha tutta l’aria dell’Eroe Epico finito in lande sconosciute che deve affrontare una serie di avversità insieme al suo scarno gruppo per poter ritornare a casa. Valland si contrappone ad Argens che è perfettamente inserito nel nuovo universo, sposato con molteplici mogli abituato a vivere in tazioni spaziali viaggia per portare a termine le sue missioni. Valland invece viaggia di nave in nave senza dare importanza alla destinazione e aspettando di ritornare a casa, alla Terra su cui è nato prima che l’uomo divenisse immortale e si abituasse alla vita nello spazio, nostalgico e legato alle vecchie tradizioni, una moglie e un pianeta sotto i piedi, conosce più di chiunque altro sulla storia della Terra antica. Inoltre è un musicista, e un poeta, la sua musica e il suo ottimismo spingono il gruppo ad andare avanti e a non disperare, è lui lo sprono per ricostruire la nave e ripartire, sarà lui grazie anche alla sua musica a capire il linguaggio degli alieni, riuscire a comunicare e cosi guidarli nella loro ribellione. La sua forza è nella speranza di ritornare a casa nel rivedere la sua amata e fedele moglie Mary O’Meara che l’aspetterà sempre sulla Terra. C’è un po’ di Orfeo ed Euridice nell’amore che Valland prova per la moglie, nelle sue continue canzoni ad essa dedicate e nella sua fedeltà che va al di là della morte grazie all’immortalità di cui Valland gode.

Un lettore attento potrebbe forse trovare molti altri spunti e citazioni o semplicemente piccoli rimandi e temi cari ad Anderson che può aver inserito più o meno velatamente in questo libro come in altri suoi scritti.

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